RECENSIONE “Luna, ovvero Nessuno” – L. Angelucci
Recensione di Flavia Antonelli
Una recensione seria (ma originale) di Luna, Ovvero Nessuno, il romanzo d’esordio di Leonardo Angelucci.
“Quei pensieri furono per un secondo distratti dal grande orologio a muro fuori lo studio che iniziò a suonare a mezzogiorno. Nella fitta rete di ingranaggi interni c’era anche un meccanismo che aggiornava la data corrente e fu in quel momento esatto che Luna capì precisamente “quando” si trovava.”
Vorrei iniziare col dire che leggere un libro, un romanzo, conoscendone l’autore, è sempre una bellissima sensazione. Ciò detto, non voglio rinnovare la presentazione e l’elogio di un artista che non smette di stupire se stesso e il mondo che lo circonda; vorrei piuttosto elencare ciò che il suo primo romanzo non è. O perlomeno, tutto ciò che Luna, Ovvero Nessuno non vuole essere in maniera unica, riduttiva e categorica.
Non è un romanzo di avventura; non è un romanzo di fantascienza; non è un romanzo storico; non è un romanzo d’amore; non è un romanzo di esoterismo. Luna, Ovvero Nessuno è fondamentalmente del tutto disinteressato a racchiudersi in un’etichetta, in un genere che, seppur semplificando la vita agli addetti ai lavori del mondo dell’editoria, non farebbe altro che ridurre ai minimi termini uno scritto che richiede e necessita molto di più.
Il viaggio
Luna, Ovvero Nessuno catapulta in un mondo uguale a quello del lettore, solo con un pizzico di fantasia in più. Cosa sono tempo e spazio? E cosa vuol dire trovare l’amore in questo tempo e in questo spazio? Si può vivere di speranze? Questi e decine di altri dubbi vengono continuamente instillati nel lettore durante il suo viaggio, cioè quello di Luna, la protagonista della storia.
Ciò che traina la trama non è semplicemente l’azione di Luna e dei suoi co-protagonisti, quanto invece l’interminabile susseguirsi di eventi che nulla (o poco) hanno a che fare con la volontà dei personaggi e le loro scelte; forse Leonardo sta suggerendo a tutti noi, ma soprattutto a se stesso, che la decisione d’azione non è tutto e che ci sarà sempre una forza “esoterica”, geografica e temporale a mettere in gioco le pedine nel contesto più appropriato: una luna, con la ‘l’ minuscola. A primo impatto può sembrare il contrario, ma in Luna, Ovvero Nessuno il caso non esiste, in primis il destino non ha una dimensione stabile.
LoSt-ile
Se perdendovi nella lettura ingorda delle pagine del libro avete la sensazione di essere catapultati esattamente nella Lisbona del 1920 della quale, peraltro, non riuscite a smettere di leggere, è grazie allo stile che definirei ‘Lostiano’ intelligentemente adottato dall’autore. Lostiano perché Lost, che molti ricordano per la sua suspense irrimediabilmente nevrotica, è stata la prima serie TV dagli USA sbarcata in Italia per far innervosire i suoi telespettatori. Solo per rinfrescare la memoria a qualcuno: la scoperta di una botola non meglio identificata corona l’ultimo secondo dell’ultima puntata della prima stagione, per la cui (finta) risoluzione del seguito abbiamo dovuto aspettare veramente troppi mesi. Leonardo proprio questo vuole fare: innvervosirvi, ma anche contestualizzare il genere del romanzo fornendogli uno stile di consumo mediatico tipico degli anni ‘20… sì, ma del 2000.
A lui piacciono i capitoli brevi: solo così può innescare la spasmodica voglia di saperne di più, di continuare a leggere e a guardare le scene dell’avventura di Luna, esattamente come fossero parte della sceneggiatura cadenzata a 20’ o 40’ di una serie TV di Netflix. Ti ringrazio Leo, anch’io odio i capitoli troppo lunghi, ma non per questo amo essere torturata! Sono sincera però nel sottolineare quanto questa scelta stilistica sia una mossa del tutto corretta, giusta in ogni sua possibile interpretazione: oserei perfino etica. Infatti, come ogni puntata di Lost, i capitoli di Luna, Ovvero Nessuno racchiudono la soluzione e risoluzione di un enigma aperto nel capitolo precedente e ne creano uno che si concluderà nel capitolo successivo, inevitabilmente. Il lettore lo sa, ne è perfettamente consapevole già dopo le prime pagine, e può decidere se stare al gioco o prendersi del tempo per goderselo: non è proprio questo il bivio in cui ci ritroviamo ogni giorno della nostra vita iper digitalizzata, iper velocizzata e iper futuristica?
Il tempo e l’arte
Volendo fare un parallelo con l’ambientazione del romanzo, nel 1920 le persone avrebbero speso ore e ore della propria giornata a leggere un libro: un po’ perché i capitoli dei romanzi avrebbero nettamente superato le 10 pagine di Leonardo, ma soprattutto perché il tempo era dilatato. Il nostro tempo, la percezione dello stesso, è completamente diversa: Luna se ne rende conto? Abbiamo alcune delle sue riflessioni dal 1920 in qualche pagina, ma i viaggi nel tempo sono sempre un miscuglio di paradossi e pensieri ininterrotti, come ci insegna Doc, maestro dell’autore. Per non parlare delle storie d’amore in uno sguardo, i viaggi e le magie, anche quelle della musica: tutto troppo complicato da spiegare!
Se potessi tornare indietro (come Luna), sceglierei di nuovo di non accettare la sfida di Leonardo: non ho letto il suo romanzo tutto d’un fiato. Avrei voluto, mi sono frenata molte volte. L’ho fatto durare. E non perché sia breve di per sé e quindi ho voluto diluire qualcosa che sarebbe durato troppo poco; in realtà a volte i romanzi più brevi sono quelli più lunghi da leggere (penso a Io e te di Ammaniti!). Piuttosto ho scelto di assaporare ogni pagina, di godermi ogni parola, di farmi cogliere dai riferimenti, anche alla sua vita personale, che Leonardo lancia in continuazione: lo fa per renderti partecipe non solo del viaggio pazzesco della protagonista, ma anche del suo in quanto autore.
Mentre leggiamo i dettagli di una ricetta di un pasto portoghese o delle origini di una musica popolare, ci sembra veramente di essere contemporaneamente negli occhi di Luna mentre passeggia per Lisbona e negli occhi di Leonardo mentre modella le parole sul suo PC dando vita alla sua protagonista, con un semplice movimento delle dita sulla tastiera. Proprio come fa con la sua chitarra, con una tastiera nuova in questo caso; è una tastiera diversa, ma il risultato è strabiliante esattamente come quando Leonardo passa le sue mani su una chitarra. Arte allo stato puro.
[spoiler alert]
P.s.: ancora non riesco a sopportare che alla fine Henri e Luna non si siano baciati: ti odio per questo. Sbrigati a scrivere il seguito! (Al contrario dei produttori di Lost, del tuo domicilio e di quello della tua consorte io sono perfettamente a conoscenza: è un avvertimento).